Una scelta al servizio: Politica e Amministrazione

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Quando un individuo vuole mettersi al servizio di altri individui spendendosi per cause nobili ed altruistiche, dando così energie, sapere, capacità, per il miglioramento esistenziale di una comunità, egli verrà annoverato come un “candidato politico”.
Il candidarsi ad una carica politica per contribuire alla crescita e al benessere pubblico, è un elevato gesto di civiltà ed è, al tempo stesso, un “dovere morale” mettere a disposizione il proprio bagaglio esperienziale al servizio.
Sarebbe giusto e necessario che scendessero in campo uomini e donne che rappresentano il tessuto sociale di un territorio. Cioè quanti sono impegnati nell’agricoltura, nell’artigianato, nell’imprenditoria, nel commercio, nella scuola. Ognuno rappresentante la propria categoria al fine di intrecciare i vari settori, – che possono sembrare sconnessi ma che in realtà sono legati dallo stesso filo conduttore -, analizzando le criticità e studiando insieme le soluzioni.
La Vox populi sostiene la necessità di proporre volti nuovi non tanti avvezzi alla politica sostenendo che la politica di professione è un male. Per “ricambio”, tanto voluto e gridato, occorre obbligatoriamente “materiale umano” che spesso o quasi sempre non vuole scendere nell’agone politico preferendo la finestra quale punto di osservazione e di critica, naturalmente legittimo ma pur sempre in retroguardia.
Un no deciso e fermo a quanti parlano o vogliono il “NUOVISMO” in politica.

Particolare dell “Effetti del cattivo Governo”, Ambrogio Lorenzetti. Palazzo pubblico, Siena.

 

 

Perché il nuovo senza l’esperienza porta al nulla, all’immobilismo o al fare senza ragionare. Invece il connubio NUOVO – ESPERIENZA porta dentro di sé il vero rinnovamento e al tempo stesso la moderazione.
I giovani, linfa nuova e vitale, classe dirigente di oggi/domani, dovranno prima formarsi per poi formare. Ergo vanno preparati alla politica.
A tal proposito, si può affermare che amministrare un Ente pubblico territoriale oggi è un esercizio, usando un ossimoro, tanto facile ma contestualmente difficile e complesso. L’estemporaneità o l’arrangiarsi a gestire la cosa pubblica è ormai solo un retaggio del passato perché negli ultimi decenni – a partire dagli anni ’90 – la Pubblica Amministrazione è radicalmente cambiata, diventando sempre più tecnicizzata e giuridicamente evoluta, ed è ancora un continuo divenire.
Per poter amministrare la cosa pubblica secondo il dettame dell’art.97 della Costituzione, il quale sancisce il principio dell’efficienza, dell’imparzialità e del buon andamento, è necessaria una programmazione (strumento previsto dal legislatore) che prevede e stabilisce le linee guide imprescindibili per lo sviluppo del territorio amministrato. Un quadro questo incorniciato in un telaio chiamato “trasparenza”.
Nell’ambito sopra descritto si inserisce bene il metodo della “GOVERNANCE” cioè quel processo di elaborazione, determinazione e attuazione della politica condotta secondo i criteri di partecipazione, di concertazione, di soluzione tra amministratori e amministrati (esempio banale ma concreto: l’Amministrazione decide di installare delle panchine per gli anziani e sceglie autonomamente il posto – legittimo e qui si parla di government – , se invece prima di collocarle incontra gli anziani, i circoli, i rappresentati sociali per decidere insieme, allora si applica il metodo della governance). Questo metodo serve per prendere le decisioni dal basso, tenendo conto, inoltre, delle reali necessità.
Una scelta al servizio: politica e amministrazione vuole significare anche, e forse soprattutto, amministrare un Ente pubblico territoriale con lo sguardo da fuori verso dentro, cioè un governo che sta in mezzo alla gente e che utilizza “la stanza dei bottoni” solo alla bisogna e non come arroccamento. Praticamente incontrare la gente nelle piazze, nei bar, lungo le strade senza paura. I cittadini sanno benissimo che un Amministratore non è la panacea di tutti i problemi ma essere ascoltati a volte allevia le dolenze – “L’Amministratore come un sacerdote laico” -.

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