Preghiera alla rabbia

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Rabbia, mia dolce icore,
perché dolente, dalle vene,
sbocci di malsano fetore
e il cuore rendi greve?

Cosa spinge l’artiglio
tuo a lacerarmi le carni
In cerca d’appiglio
che da me sempre torni?

Cosa ti rende affine
al mio spirito,
con il mistero sublime
che di te lo rende merito?

Rabbia, che sbocci in me
a tumorale fiore, chiediti,
ora, perché l’anima preme
a muover guerra, e pentiti:

Delle cose perse
di genti andate,
di cause tue annesse
a cagioni inventate.

O divertiti, dai contributo,
al vigore immane
nel velenoso sputo
ad un bastardo cane.

Amen.

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