Cos’è il tempo e come può essere manipolato? Dalla definizione, alle considerazioni sulla sua esistenza e continuità, analizzando la plausibilità dei viaggi temporali e quindi, del controllo del tempo.
Molto probabilmente, tempo deriva dalla parola greca temneim, che significa dividere, separare. In effetti, l’uomo, ad un certo punto della sua evoluzione, ha avuto la necessità di suddividere e misurare lo scorrere degli eventi che si susseguivano nell’arco della sua esistenza, dispiegandoli in successione cronologica gli uni con gli altri, facendo nascere il concetto di passato, presente e futuro. Per gli uomini primitivi sarà stato di vitale importanza misurare la durata della notte per sapere quando poter riprendere le attività da fare con la luce del Sole, oppure prevedere l’alternarsi delle stagioni per sapere quando poter seminare. Non c’è da stupirsi se le prime misure del tempo furono fatte in giorni, ovvero, dopo un certo periodo di buio ne sussegue uno di luce, mentre un metodo molto efficace per misurare lo scorrere dei giorni è quello di seguire le fasi lunari, le quali si ripetono con regolarità.
Ogni giorno facciamo riferimento al concetto di tempo nelle maniere più disparate: che ore sono? quanto manca? ma anche per aspetti legati al clima come che tempo fa?. Tuttavia se ci domandiamo cosa sia il tempo, se è un concetto legato alla sola natura umana, sul tempo senza cambiamento, se abbia avuto un inizio e della sua fine, non è facile giungere a una conclusione. Di certo il tempo scandito in secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni riguarda la sola convenzione dell’uomo, in particolare, del mondo occidentale e una prova di ciò è che non tutti i popoli hanno adottato la stessa unità di misura durante la storia. Per quanto riguarda l’esistenza del tempo, la scienza al giorno d’oggi non riesce ancora a farne completamente a meno, come nella fisica classica, nella quale il tempo è una dimensione essenziale per la maggior parte delle equazioni. L’inizio del tempo è identificabile con il Big Bang da buona parte delle teorie scientifiche e da questo presupposto si basano il resto dei postulati. Tuttavia tale teoria è lungi dall’essere dimostrata e, tanto meno, un momento di origine del tempo, tanto che sempre maggiori pensatori e scienziati iniziano a rigettarla.
Cos’è il tempo
Per Newton, in completa contrapposizione con il pensiero di Leibniz, il tempo è l’orologio di Dio, costante e assoluto, a prescindere dalla cognizione umana, matematico, unidirezionale ed esterno all’Universo. Mentre, secondo Kant, il tempo non è un concetto empirico, né una caratteristica della natura, ma è dato a priori, una dimensione nella quale è possibile collocare ogni fenomeno e anche in mancanza di questi, il tempo stesso non può esser soppresso. Per lui è una forma pura dell’intuizione sensibile e non qualcosa che sussiste per sé stesso, perciò il tempo non è frutto dell’esperienza ma un meccanismo mentale con il quale l’esperienza viene ordinata.
Una conferma scientifica del suo pensiero la ebbe Hermann Helmholtz, il quale scoprì il “tempo perduto”, ovvero il tempo di cui la coscienza non è consapevole. Si tratta del tempo di latenza dalla stimolazione al suo effetto durante il propagarsi dello stimolo elettrico lungo le connessioni nervose. Quindi, il tempo di cui siamo coscienti non è il tempo dei meccanismi del cervello che lo formano, stravolgendo il concetto di continuità della percezione temporale a cui siamo abituati.
Non siamo in grado di concepire una realtà priva della dimensione del tempo, per il semplice fatto che siamo costantemente a contatto con continui mutamenti, al punto che pur immaginando un istante in cui tutto rimane completamente immobile, non possiamo non collocare questo istante in un contesto temporale. Da qui la teoria di Zenone secondo cui è tutto un continuo susseguirsi di infiniti istanti, come i fotogrammi di un video, nel quale un carbone ardente attraversa molteplici stadi di conformazione prima di diventare cenere, nonostante siamo abituati a considerarne sostanzialmente solo due. A questo punto immaginiamo di far tornare carbone quella cenere. Sappiamo che ciò non può mai accadere, ma per noi resterà comunque impresso nella mente il ricordo di quel carbone ardente, anche se farà parte del passato. In pratica, come nella concezione del tempo a blocco, passato, presente e futuro, esistono tutti contemporaneamente e noi viviamo ogni evento in esso contenuto, ogni evento passato esiste ancora fisicamente, ma non possiamo più accedervi. In alternativa, esiste fisicamente solo il “qui adesso” e tutto ciò che è passato rimane accessibile nella memoria.
Per completezza, esiste un solo modo per guardare fisicamente nel passato, ovvero osservare qualcosa di molto lontano. Poiché la luce ha una velocità limitata, distanze molto ampie verranno percorse da essa in tempi progressivamente più lunghi. Diventa così possibile osservare il sole com’era 8 minuti prima, la galassia Andromeda com’era 2 milioni di anni fa e così via. In un certo senso l’Universo rappresenta una sorta di macchina del tempo.
Il tempo come effetto dell’entropia?
Però, per essere più corretti, risulta più appropriato utilizzare un approccio energetico anziché quello temporale. L’entropia è senz’altro la grandezza che meglio descrive l’andamento unidirezionale dei mutamenti nell’Universo, ma questa può comunque variare in maniera differente, più o meno rapidamente. Rimane quantomeno un legame tra tempo ed entropia che ci descrive l’unidirezionalità, o più semplicemente, non si può andare indietro nel passato. E invece si può andare nel futuro? La risposta è banale. Andiamo costantemente nel futuro, non può essere altrimenti, annullare questo effetto significa restare nel presente per sempre, arrestare ogni cambiamento, il che ha già più senso rispetto al ritorno al passato se non fosse che fermare l’Universo richiede una quantità di energia che tende all’infinito. Questo dipende dal fatto che lo scorrere del tempo è imprescindibile dall’energia interna della materia, dal calore in essa contenuta.
Quindi immobilizzare ogni movimento e ogni processo, dal moto degli astri, alla rotazione degli elettroni negli atomi, può avvenire solo se sottraiamo ad essi tutta l’energia al loro interno, portandoli di fatto allo 0 Kelvin, che oltre ad essere fisicamente impossibile per il terzo principio della termodinamica, richiama un altro principio fondamentale: nulla si crea, nulla si distrugge (Lavoisier). Perciò, escludendo a priori di raffreddare tutto ciò che esiste, se pur fosse possibile immobilizzare una parte dell’Universo, sarà necessario riscaldare con eguale energia la restante parte.
Di quanta energia stiamo parlando? Consideriamo che se fossimo in grado di controllare l’1% dell’energia erogata dal Sole in un secondo soddisferemmo il fabbisogno mondiale di energia per 4 milioni di anni. Moltiplichiamo per miliardi di stelle in ogni galassia, per miliardi e miliardi di galassie nell’Universo e avremo un’approssimativa idea di quanta energia stiamo parlando.
La Relatività
Esclusi i viaggi nel passato e l’immobilizzazione all’istante presente, non ci rimane che provare con il futuro. I viaggi nel tempo sia in un verso che nell’altro sono da considerarsi pur sempre fantascientifici, tuttavia è possibile alterare lo scorrere del tempo in avanti interpretando i postulati di Einstein. Grazie alla Relatività Ristretta pubblicata nel 1905, sappiamo che un oggetto in moto, in un sistema di riferimento inerziale, rallenta il proprio scorrere del tempo rispetto ad un osservatore fermo. Gli effetti di questa teoria sono trascurabili alle velocità a cui siamo abituati e servono misurazioni molto accurate per calcolarli, mentre diventano sempre più evidenti all’avvicinarci della velocità della luce, con incremento esponenziale.
A ciò si aggiungono anche gli effetti dovuti alla Relatività Generale (1916) che si applica nei sistemi di riferimento non inerziali, ovvero, il tempo rallenta ulteriormente durante un moto accelerato e quindi anche sotto l’azione della gravità. In questa teoria, Einstein rimpiazza lo spazio e il tempo assoluti della fisica classica Newtoniana, con il concetto di spazio-tempo, dove lo spazio e il tempo si influenzano a vicenda. Grazie alla relatività abbiamo scoperto che sulla superficie dei buchi neri il tempo rallenta a tal punto che potrebbe addirittura fermarsi. Che sia l’incredibile velocità alla quale la materia orbita in queste condizioni o per via della gravita alla quale neppure la luce riesce a sfuggire, ad ogni modo non siamo in grado di provarlo senza venirne distrutti e divorati.
Se volessimo visitare la Terra tra qualche secolo, sarà sufficiente orbitare nello spazio a una velocità prossima a quella della luce o avvicinarci a un buco nero quanto basta per osservare ciò che ci circonda come un lungo timelapse. Ovviamente tutto questo ha diverse limitazioni, tra le quali l’impossibilità di viaggiare a una velocità abbastanza elevata da permettere questa manipolazione temporale, oppure il procurarci un buco nero o qualsiasi altro oggetto con una tale massa: la massima velocità raggiunta dall’uomo è stata di 40 mila km/h, ovvero lo 0,003% di quella della luce. Tuttavia, ogni volta che prendiamo un aereo e voliamo per diverse ore, potremmo affermare di essere andati nel futuro… di qualche miliardesimo di secondo.
L’illusione
Ai suoi successori, Einstein suggerì di abbandonare il concetto di tempo a cui siamo abituati per riuscire a comprendere le leggi del cosmo, purtroppo lui stesso non fu in grado di farlo del tutto, ma ci diede una nuova interpretazione relativistica della realtà, che ha dimostrato solidissima validità a distanza di un secolo, anticipando importanti scoperte. Successivamente, i fisici quantistici sono riusciti a ricavare delle equazioni che prescindono dal tempo, potendo in qualche modo descrivere più correttamente le leggi che regolano il mondo microscopico. Così come abbiamo dovuto abbandonare la concezione del sopra o sotto, allo stesso modo dobbiamo abbandonare l’idea di un prima o un dopo.
La realtà è che oggi non esiste modo di manipolare il tempo, probabilmente perché si tratta di pura illusione, una infinita successione di istanti di cui non possiamo immortalarne nessuno, che si presta alla conoscenza dell’uomo ed è solo per l’uomo in quanto essere mortale, una perpetua ciclicità di eventi predestinati o del tutto casuali, esistente solo nell’astrazione del pensiero umano, costante ed eterno, senza inizio, che neppure la nostra stessa mente è in grado di percepire e al tempo stesso una dimensione fondamentale della vita, dovuta dall’organizzazione biologica. Non possiamo avere il controllo del tempo, perché il tempo non esiste, perché è un’invenzione dell’uomo che misura il movimento di qualcosa rispetto ad un’altra, ma il cosmo ha altre regole che ricadono al di fuori della semplice percezione.
Francesco Marsiglia