“Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
Il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato”Fabrizio Moro
GIOVANNI FALCONE, PAOLO BORSELLINO, PEPPINO IMPASTATO, CARLO ALBERTO DALLA CHIESA, PIERSANTI MATTARELLA, PINO PUGLISI; non sono solamente loro le vittime ad essere state uccise dalla mafia, forse sono quelle più note, ma in realtà le vittime di Cosa nostra, da specificare, soltanto di Cosa Nostra, a partire dai primordi del fenomeno fino gli anni ’60 circa, risultano essere più di 500.
“La mafia uccide, il silenzio pure”
Peppino Impastato
Ci sono stati molti esseri magnanimi che con grande nobiltà hanno dato la loro vita alla giustizia, alla libertà di vivere, e di vivere liberamente. Ancora oggi centinaia di uomini e donne danno il loro contributo per cercare di sconfiggere quel “mostruoso animale giurassico”, cosi definito nell’ultimo libro di Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso – “Storia segreta della ‘ndrangheta”.
Magistrati come Gratteri combattono tutti i giorni per togliere sul sentiero della Democrazia gli ostacoli più duri e radicati; affinché lo stesso Demos possa proseguire il cammino con maggiore leggerezza e meno pericolo, con più armonia e meno violenza con più libertà e meno oppressione.
“Che appartengano ad una specie più evoluta, come gli uomini, o quelle più semplici, come gli animali, tutti gli esseri vogliono la pace, la tranquillità e la sicurezza.”[1] Ogni persona desidera di vivere una vita dignitosa e di conseguenza ciascuno dovrebbe contribuire all’assetto della dignità della vita stessa. Tutti gli esseri di buon senso dovrebbero indignarsi di fronte all’impetuosa espansione dell’indegnità morale che causa molti danni ad ogni forma di vita, spesso irreversibili.
Il mondo, e soprattutto il Sud del mondo, con tutte le sue meravigliose risorse naturalistiche, culturali e sociali è gravato da una forte ed estesa presenza di quel “mostruoso animale giurassico che non si estingue, perché sono ancora tanti a proteggerlo, a tutelarlo ed a legittimarlo”[2].
Cosa Nostra, Ndrangheta, Camorra, Mafia, Criminalità Organizzata, tanti sono i volti di questo mostro che ormai da tempo non agisce più di notte con il timore di essere svestito, ma addirittura agisce nudo e alla luce del giorno, sotto gli occhi di tutti.
Nello stesso libro precedentemente citato, tra le prime pagine Gratteri afferma: “se un tempo i suoi affilati rubavano polli e vacche, e l’unica risorsa di cui disponevano era la violenza, oggi la ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato annuo di decine di miliardi di euro […] e grazie alla sua enorme capacità di stringere relazioni con il potere, si è infatti radicata in quasi tutti i continenti e ha assunto una dimensione globale.” Attraverso le sue parole, e soprattutto le sue azioni, lo stesso Gratteri invita ogni cittadino a combattere, con ogni mezzo, il dannoso fenomeno mafioso.
“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.”
Giovanni Falcone
Un sano cittadino si sente spesso impotente quando si approccia ad una patologia complessa come quella mafiosa, e nella maggior parte dei casi predomina il silenzio nei confronti dell’argomento; ma è proprio a quel silenzio a cui si dovrebbe attingere affinché si sviluppi una acuta osservazione, che attraverso lo studio, l’analisi, la conoscenza, il confronto e il dialogo possa far sorgere una profonda preoccupazione e di conseguenza, l’intenzione di agire concretamente. Un silenzio vano rischia di generare legittimazione, spesso anche inconsapevole, ma pur sempre legittimazione. Quest’ultima, spesso nutrita da una diramata omertà, sembra essere la più pericolosa, in quanto partorisce a sua volta la tutela e la protezione del fenomeno stesso, per poi addirittura prendere forma nell’assuefazione al male e nel cosiddetto “processo di inversione paradigmatica”.
La nostra dimensione attuale è sempre più povera, povera di spirito, di cultura, di sapere e di morale. Il sud Italia è gravato da questo “mostro”, ed ogni anno decine e decine di giovani migrano, fuggono alla ricerca non solo di una dignità economica, ma soprattutto una dignità sociale, culturale, spirituale. Di compenso ogni anno, nei territori più tormentati, decine e decine di “mostri” vengono alla luce con un inespiabile “reato di nascita”, ovvero con la sfortuna di nascere in una famiglia allevatrice di quei “mostruosi animali giurassici” di cui parla Gratteri. La somma di questi due fenomeni angoscia i cuori più incorrotti e lascia immaginare un futuro incerto ed allarmante. Se non avverrà al più presto un giro di boa il rischio sarà quello di incontrare dimensioni sempre più opache e senza prospettive, in quanto vi saranno sempre più “mostri” e meno essere umani.
Tra le terre aride del meridione, spesso si ascoltano le testimonianze degli anziani che sobriamente delineano “il processo di inversione paradigmatica” che è avvenuto negli ultimi anni, e che naturalmente sembra essere soltanto un riflesso di un processo molto più ampio e che riveste l’intero occidente.
Se un tempo i cosiddetti “malavitosi” erano emarginati e tutti coloro che appartenevano a famiglie sane evitavano il loro contatto; se un tempo vivevano segregati nei loro ghetti e non erano per niente integrati nella società; se un tempo si aveva paura dei loro volti scuri e rabbiosi evitando addirittura lo sguardo: oggi giorno avviene il contrario.
Con il loro potere e la loro fermezza diventano modello da seguire e il loro stile di vita diventa traguardo. Il male diventa amico, i “malavitosi” diventano compari, e nutrendosi di un approccio da predatore dominante, pian piano cambiano radicalmente il tessuto sociale di un paese. Il tutto avviene attraverso un sottile, strategico ed elegante processo di integrazione, con piccoli lineamenti da galateo colmi di un’insaziabile gentilezza ed attenzione verso il popolo.
In un tipico contesto paesano meridionale, azioni protettive nei confronti degli abitanti deboli e insoddisfatti, e in un certo senso anche annichiliti, attribuiscono al “mostro” un ruolo primario nella società, e di conseguenza tale riconoscimento lascia passare senza attrito la violenza psicologica effettuata dal “mostro” stesso; attraverso cui spesso riesce a plasmare, a sua immagine e somiglianza, la mentalità di quei individui fragili e privi di pensiero critico.
Il problema principale di questo delicato processo è l’assenza di altri valorosi punti di riferimento: la Politica ha perso fiducia, la Chiesa è sempre più distante, l’Arte si è convertita, la Natura è abbandonata, e la Scuola non svolge più la sua nobile missione.
Di conseguenza i danni sociali sono numerosi e spesso letali. È tortuoso vivere in un contesto in cui lievita di giorno in giorno l’antropologia mafiosa che pian piano va a sostituire il buon senso che un tempo guidava le comunità; è triste osservare masse attratte dal consumismo e dall’apparenza tipica mafioso-globalizzato; è sconcertante percepire a fondo la violenza psicologica effettuata dal “branco giurassico” nei confronti di molti giovani che barcollano senza alcun punto di riferimento nei meandri selvaggi della ‘ndrina.
In tutto questo grigio e macchinoso accadimento molti si chiedono dov’è lo Stato? Dove sono le Istituzioni? Che ruolo ha la scuola? Perché non se ne parla a scuola? Dov’è la famiglia? Dove sono le migliaia di associazioni costituite? e cosa fanno? Che potere ha la magistratura? Cosa può fare il popolo? E come?
Queste domande piene di speranza e voglia di cambiamento, comuni ad ogni animo sensibile, non sono di sicuro uno sfogo innocuo oppure una scarica di responsabilità, ma in realtà sono domande che cercano risposte e che sperano quotidianamente di trovarle attraverso quel dialogo democratico che contraddistingue l’uomo nella sua bellezza.
Il contributo che ogni individuo nella sua singolarità può dare, sembra essere minoritario, ma in realtà ogni singolo lume acceso su questo gravoso problema chiamato mafia, ha il potere di aumentare l’intensità della luce fino ad accecare lo stesso fenomeno, e per riuscirci ognuno ha, in primis, il dovere di comprenderlo.
L’unica rivoluzione durevole nel tempo è quella culturale ed insieme, istituzioni e popolo dovrebbero innescarla al più presto per contrastare con lucidità, determinazione e consapevolezza, ogni forma di male che si estende sul pianeta.
Fabio Joel Tunno
[1] Dalai Lama, Conosci te stesso
[2] Nicola Gratteri ed Antonio Nicaso – Storia segreta della ‘ndrangheta