Una delle prime domande che ci spinge sin da bambini a voler cercare una risposta, o quante più risposte possibili, è: “ma tu cosa vuoi fare da grande?”. Solitamente questo quesito esistenziale ci viene posto per la prima volta in età prematura (già durante la scuola dell’infanzia). Ma come potrebbe un bambino che a malapena sa allacciarsi le scarpe e sa ricordare l’alfabeto a memoria rispondere a una così insidiosa e ostile domanda? Certo, a quell’età sicuramente la fervida immaginazione di un bambino saprà anche trovare una, due o tre risposte, o addirittura ne troverà a bizzeffe e delle più disparate e fantasiose tra loro. Ma viene da chiedersi, come si può trovare una riposta ad una domanda che rischia di non avere una risposta ben precisa? E soprattutto, quando si inizia a diventare grandi? A meno che non ci si riferisca a Mozart, che già a cinque anni iniziava a comporre alcune delle sue più celebri opere, viene da dire e pensare che questa domanda ora come ora, in questo preciso momento storico, risulta una vera e propria incognita da porre tanto a 5 anni (quando in un certo senso risulta più semplice trovargli un’ipotetica risposta) che a 30 di anni. E sì, perché c’è da aggiungere che ora a 30 anni una persona nella media avrà appena completato i suoi studi o si sta apprestando a concluderli, o starà cambiando chissà quanti lavori per cercare di capire cosa vuole effettivamente fare e diventare da grande. Quindi, seguendo questa logica, si può dire e affermare che a 30 anni ancora non si è grandi, ma allora cosa ci rende grandi?
Appellandoci alla legge, con la maggiore età, quindi nella maggior parte dei paesi occidentali, a 18 anni una persona acquisisce le capacità e le potenzialità giuridiche che gli consentono di agire in piena autonomia; e questo è un bel problema perché a 18 anni nella stragrande maggioranza dei casi una persona ancora fatica a prepararsi un piatto di pasta, non è mai andato a pagare una bolletta e non ha ancora svolto un singolo impiego degno di nota; dunque, se privo di responsabilità e di maturazione come potrebbe una persona ritenersi grande se ancora di fatto non si comporta come tale? Allora magari si diventa grandi quando iniziano ad arrivare quelle responsabilità che non si possono più ignorare, e di conseguenza che spingono a voler, per forza di cose, maturare su tutti i fronti? Quindi, per esclusione, bisogna ipotizzare che si diventa grandi una volta che gli studi vengono conclusi o quando si trova quell’impiego che finalmente ci consente di acquisire quell’emancipazione economica e ci permette di comprare quell’automobile ibrida che tanto desideravamo da sempre? Dobbiamo sottolineare che questo non è dato per scontato, perché non sempre una persona che dopo anni di studi universitari, stage non retribuiti e magari anche un bel master di mezzo, ha la certezza che andrà a ricoprire quel lavoro dei sogni che tanto desidera e progetta sin da bambino, o tantomeno che riuscirà a trovare un lavoro lontanamente vicino a quello per cui ha studiato tutta una vita. Oppure, se si vuole prendere come esempio la persona che già a 30 anni trova “l’impiego della vita”, bisogna aggiungere che potrebbe anche essere così, che per un insieme di circostanze, il giusto pizzico di fortuna e qualche strana combinazione di eventi una persona già a 30 anni si può ritenere affermata, soddisfatta e appagata della propria vita. Ma dobbiamo essere realisti e consapevoli che a meno che tu non sia Mark Zuckerberg o un qualche influencer che passa il tempo a recensire hotel ultra-lussuosi di Dubai, quella famigerata domanda ancora continua a perseguitarti e molto probabilmente continuerà a farlo per diverso tempo.
La verità è che il mondo è cambiato notevolmente rispetto a soli 50 anni fa, quando le persone emigravano da un piccolo paesino in cerca di speranze e di un futuro, senza titoli di studio, troppi soldi e soprattutto senza esperienze maturate, e paradossalmente non serviva altro che una buona dose di fortuna e tanto, ma tanto impegno, per diventare grandi in senso metaforico ma non solo. Ora come ora la speranza viene sempre meno, gli avvenimenti che stanno segnando questo dato periodo storico ne sono la dimostrazione lampante, tutto è sempre più precario e affermarsi e diventare grandi nella vita diventa sempre più difficile, se non impossibile, e in questo clima trovare la sola forza di volontà per provarci è già qualcosa. I dati ci dicono che l’età lavorativa media nel nostro paese è di 45 anni, e questo vuol dire che una buona fetta di persone riesce a trovare un lavoro stabile (se di stabilità è lecito parlare) solo a quella età; quindi, il lettore a questo punto si starà chiedendo: «tutto questo discorso per dire che si diventa grandi sulla soglia dei 40 anni?». No, non è questo il punto del discorso, ma tutto questo non vuole essere altro che un insieme di considerazioni di un giovane come tanti, che deve iniziare a sentirsi grande ma che di fatto ancora fatica a ritenersi tale, che molto probabilmente non andrà mai in pensione, che dovrà lottare anni e anni per trovare un lavoro stabile e magari anche lontanamente in linea con quello che ha studiato, che dovrà convivere con cambiamenti climatici, sociali ed economici, e malgrado ciò dovrà accettarli. La verità è che non c’è un’età ideale che ti rende realmente grande, puoi pensare di esserlo a 18 anni, a 30 o a 45 o addirittura anche a 60. Non c’è una ricetta scritta che, seguendola, ti permette di ritenerti automaticamente grande, bisogna accettare che molto probabilmente sarà sempre più difficile e tutto ciò che potrai fare sarà continuare a provare e riprovare a metterti in gioco per il resto della tua vita. Questo non vuole essere un breve scritto che celebra il pessimismo o la rassegnazione, affatto, vuole essere un piccolo consiglio (se vogliamo interpretarlo così) che mira a normalizzare uno dei più grandi nemici del nostro tempo: ovvero la paura e l’incertezza verso il futuro; perché non c’è nulla di male se a 30 anni ancora non ti senti sufficientemente grande, se non sai cosa vorrai fare da grande, se ancora non hai completato gli studi o se li hai lasciati per dedicarti ad altro, non c’è nulla di male se cambi lavoro ogni mese perché in realtà stai cercando di trovare la tua strada. Perché forse la verità è che a 30 anni sei ancora lo stesso bambino che cerca di trovare una risposta a quella domanda che di risposte non ne ha.