Chi…
Rosseggiava nel nebuloso manto celeste, accordato dal solenne eco del falco, l’ultimo respiro del sole prima del suo congedo. I loro volti, sovrastati dall’ombra dei monti, riflettevano l’imbrunire di una clessidra troppo viscosa per rifrangersi contro l’attrito della contemplazione.
Calato il sipario del buio, dubbi e incertezze estinsero le fiaccole dei loro sguardi propensi ad assaporar la volta celeste; sicché laddove le costellazioni si affievolirono, lumeggiarono le tenebre dei desideri, riverberando tra i suoni della montagna la loro esasperata ricerca dell’incidenza.
Il rovello dell’interrogativo segnava il disagio sui pallidi volti calcando le rughe dell’inquietudine, sino a vivificare ciò, che per slancio emotivo o amor di ventura, dominò sin li la loro malinconica notte.
Fu cosi che sussurrarono un eco in domanda, e l’eco sussurrò la risposta:
Nel vento rorido la venustà v’esorto
leggera asolar nei precordi bussa:
oh viandante sidereo, sii vial di conforto
sui viali di Gea sii gigliola inconcussa
robore nel passo e nutrito nel soffio
di sete, l’anima a fondo va escussa.
Cosa…
“Manifesto” è ciò che propriamente è colto con mano, che si rende tangibile allo spirito di chi si approssima con uno sforzo com-prensivo, provocato da uno stato di meraviglia, verso il contenuto veicolato dalla manifestazione. Su tale linea il nostro manifesto, avanzando con passo eretico, si presenta come un biglietto da visita di disorientante configurazione, distanziato dai sentieri convenzionali per accordare lo sguardo a modalità espressive dal tenore inconsueto.
Il tono inedito lo giustifichiamo a partire dal titolo, che racchiude in sé non solo una scelta stilistica o un senso di marcia programmatico, ma anche e soprattutto un’arche-logia (discorso sui principi) etica, la quale volge a rintracciare quei punti di convergenza dove fasci di rette, di natura eterogenea si innestano in un centro nodale preposto ad accogliere le diverse angolature che ivi incidono armoniosamente.
Perché…
La necessità di questo centro si delinea nelle zone ombrose che cadono dietro i luminosi sfarzi del paradigma imperante, dove si consuma inesorabile una disaffezione verso il sapere, in una acrobatica torsione valoriale, in cui la curiosità lascia il posto all’apatia, lo sforzo cede il passo alla pigrizia, il dibattito viene soffocato dal soliloquio e la profondità della bellezza viene appiattita alla vacuità della superficie; tale per cui la bussola assiologica, misconoscendo i suoi punti cardinali, smagnetizza il suo ago e tende a designare il valore nel disvalore, e viceversa.
Come…
Nello scandagliare il suolo spinti da un’insaziabile ricerca verso il tanto sospirato centro, noi, perpetui discenti di quel puntuale magistero che è la vita, nell’intimo persuasi che ogni amorevole sforzo slanciato verso la bellezza della conoscenza compie un passo d’approssimazione in direzione dell’uomo, e si converte per sua stessa natura nella conoscenza della bellezza che in esso, maestosa e solenne riposa; noi, ciascuno con il proprio viatico, altro non abbiamo preteso che umilmente tracciare il solco di un terreno all’interno del quale meticciare diversi semi resi fecondi dalla linfa della dialettica, con la speranza che possano, seppur nella loro difformità, avviluppare solide radici e sviluppare floride diramazioni al fine di raccogliere i più nutrienti frutti e con essi colmare copiosamente le capienti sporte di chi, o chiunque invasato dal demone critico, voglia da un centro estendere un quadrante e ridiscuterne i punti cardinali.