Bacco o bene indomito
rugiada del mio suolo
alma del mio fremito
in bocca mi consolo
di labbra, lingua turgida
e pampineo ricamato
vermiglia et uva tunica
e ignudo concalcato;
e il tuo tutto trascòlorar
tra bacche e putti in fiore,
o Iacco è tutto un vermigliar
udendo il tuo sentore.
Rubizzo lambe il cespite
l’olezzo di Baccanti
voraci gole al fomite
divorano i miei canti.
O liuto calmo e lieto va
placidio nella notte
d’arbore e ginestre sa
il mosto nella botte
e a te vendemmio il cor tiranno
e che amore ad or disseti
sicché se poi mal dì diranno,
o Bacco tu m’allieti.
O Bacco venerato sii,
e in vetro mesca il sangue
e travasi i tronchi stappa brii
ricolma ciò che langue
e rigogli proprio tutte dì
frutteti e cornucopie
e Ninfe a seni prosperi
improbe, a vesti inopie.
Bacco o bene, venia
a te chiedo se ho peccato
contro Iddio e il vin tannio
che è linfa del creato.